La differenza tra essere social normalmente e per lavoro

 

Max Guadagnoli

Max Guadagnoli

Max Guadagnoli è una persona social prima che un social media manager. Lo capisci da come riesce ad aprirsi quando gli fai certe domande. Mi piace un sacco, soprattutto perché quando gli ho chiesto la differenza tra l’essere social nella vita e per lavoro, ho tirato fuori la BESTIA in lui. 10 minuti di relax e puntini sospensivi per un’intervista che definire sincera è poco.

 

Ciao Max, ci racconti i tuoi attuali focus lavorativi?

Ciao Francesco, prima di tutto ti ringrazio per queste domande, mi fa davvero piacere. Se poi mi dovessero sbranare per le risposte, ti vorrò bene lo stesso, non preoccuparti.

Dunque, nell’immediato continuo questa avventura da Social Media Manager e Community Manager, Visionario aspirante Rock Star “denoinatri”, anzichenò.

In realtà, il mio sogno è sempre quello di costituire una “Sporca Dozzina” di persone competenti, focalizzate ai Social e assumere un ruolo sempre più strategico (si può dire questa parola?).

Le “meccaniche celesti” devo dire che mi affascinano fino a un certo punto. Credo “nel mezzo” e ci sto male se vedo che viene usato in modo improprio. Da alcuni anni mi trovo spesso a lavorare a supporto di aziende che si muovono nell’ambito degli eventi e dello spettacolo, più sotto il profilo tecnico che il semplice LIVE REPORT della serata. Qualche volta, racconto “storie” (non Stories) Social per artisti.

Non ti nascondo che ho avuto modo anche di lavorare, postando contenuti relativi ad eventi commerciali e per Istituzioni Governative anche trattando argomenti davvero ostici e delicati come: I trapianti et similia, L’emergenza terremoto ecc.

In genere mi chiamano laddove c’è un problema da sistemare, ma anche il realtime mi piace molto, sono scommesse divertenti e lo stress è incluso nel preventivo.

In ogni caso, una volta accettato un incarico cerco rapidamente di acquisire competenza per garantire il miglior supporto possibile.

Poi ho anche qualche progetto più semplicemente imprenditoriale, dove l’uso dei Social e del web Marketing restano centrali. Ho una discreta capacità di “visualizzazione” di business, come è che li chiamano? “Visionary”?

Come amministratore sono abbastanza in gamba a far quadrare i conti, ma ho bisogno di uno pragmatico che mi segua da vicino – non che mi mortifichi – perché non credo “nell’uomo solo al comando” e perché tendo a ragionare spesso, “in grande”.

La cosa che amo del mestiere che faccio, è comunque “parlare alle persone e con le persone” e devo dire che le cose sono abbastanza cambiate da 6-7 anni a questa parte. Qualcuno mi dice che sono un Community Manager naturale, ma sono sicuro che per altri potrei essere un logorroico palloso… ma ci sta. 

 

Che differenza c’è tra essere posizionati su Google ed esserlo su Facebook?

Bella domanda questa.

Quello che dico è naturalmente il mio discutibile punto di vista ed è il frutto della mia esperienza (magari brutta o sbagliata) e a qualcuno potrà non stare bene.

Credo che la differenza sia sostanziale, perché sono mondi simili per alcune logiche e allo stesso tempo, molto distanti nelle meccaniche e nei risultati. Sono posizionamenti che funzionano al massimo quando entrano in sinergia, ma ho la certezza che hanno un valore specifico, anche presi singolarmente.

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Tutto, secondo me parte dal “luogo” nel quale la gente va ad informarsi, sia per curiosità che per il soddisfacimento di chiarimenti oppure per analizzare il proprio segmento di mercato e capirne le dinamiche. La mia idea è che un utente, avvezzo al mezzo, va su Google (per esempio) cerca quello che desidera e in quel caso il posizionamento consente una relazione diretta e immediata con il contenuto.

Sta poi, a colui che cerca, distinguere e scegliere.

Non tutto quello che appare per primo “è il migliore”, non tutto quello che NON compare nei primi 10 risultati è il peggiore. In questo caso una SEO “importante” o una strategia Adwords efficace, fanno la differenza in termini di ricerca o di “ricercabilità” ma se poi non c’è un prodotto/servizio adeguato alle aspettative, ho paura che il danno sia “nucleare”.

Ad ogni modo, il tutto avviene senza alcuna particolare “mediazione apparente”, senza suggestione collettiva, senza il sordo rumore di fondo che invece spesso si genera sui Social e che, secondo me, a volte diventa estraniante.

In sintesi il posizionamento sui motori di ricerca lo vedo “più puro”. Metaforicamente, sei tu nella solitudine della tua stanzetta o del tuo smartphone, che cerchi di farti un’idea.

Chi si informa su Facebook secondo me, è già in pericolo perché la cosa si complica.

Posto che siamo tutti soggetti ad un algoritmo che ci ha aggregato per similitudini, rischiamo collettivamente di suggestionarci a vicenda, in questo modo (come si intuisce) le scelte vengono “distorte” dal comune sentire, ci si convince che è giusto, che è buono, che vale la pena, anche perché lo dicono gli altri… tuoi “simili”.

In sintesi ho la sensazione, che sui Social il posizionamento vada a muovere molto la leva dell’insicurezza e della ricerca di conferme collettive, che agisca spesso sul senso di frustrazione e sulla risoluzione del disorientamento da overcharge d’informazioni.

Gli specialisti che usano Facebook all’interno della loro strategia, sanno bene come funziona e la potente possibilità di Facebook di profilare gli utenti, genera e ammette, una sorta di Consenso Collettivo che alla fine può indurre ad un acquisto, ad una scelta politica, a rinforzare un’opinione ecc.

È chiarissimo che per qualsiasi entità, sia essa commerciale che non, avere bene in target il proprio pubblico, significa suggestionarlo con contenuti tali da far loro poi, compiere un’azione concreta. Ovviamente non parlo di manipolazione, ma di persuasione massiccia.

In questo caso di posizionamento, ritengo che “la mediazione” sia il centro del meccanismo e che sia anche molto invasiva ed esercitata a volte, al limite del buon senso, con un indiscutibile effetto immediato e concreto sulla “Conversione”, qualunque essa sia.

Sono riuscito a fare abbastanza casino?

 

C’è differenza tra l’essere social in generale ed esserlo per lavoro?

Ecco qui se volevi scatenare LA BESTIA ci sei riuscito.

Evito un lunghissimo pippone e cerco di chiudere in poche righe. Non ce la farò.

Prima di stare sui Social, cerca di essere Socievole.

Ecco, molte aziende che malauguratamente sono approdate ai Social, non lo sono per statuto.

Lo stesso vale per gli specialisti: La Spocchia Non Paga.

Per molti avere un ruolo ATTIVO in questa partita con il mondo (che poi: con una parte raggiungibile del mondo è anche meglio) fa assurgere al ruolo di ARROGANTE che francamente, è stancante e anche abbastanza ridicolo nel 2018.

Che lo faccia “un singolo” mi ammorba l’aria, ma lo capisco… non lo giustifico, ma lo capisco.

La conosco bene la necessità di sfogare, frustrazioni, parlare di ingiustizie, fare proclami aprire la finestra e mandare a fanc__o il mondo. Ci sta, è fastidiosa ma siamo umani e fa parte di noi, come  la puzza di piedi.

Quando ci sei per lavoro al di là delle piattaforme, devi ancora di più ricordarti che dietro ogni singolo account, anche business, ci sono PERSONE. Punto.

Quindi ricordati sempre di ringraziare e chiedere “Permesso”, chi sgomita per me sta sbagliando tutto, chi usurpa non è furbo, chi non reagisce o reagisce male dovrebbe essere messo fuori dal canale Social tipo DASPO, sia che stia figurando come “uno che ci lavora” sia che stia figurando come: “uno che si rivolge ad un altro che ci lavora” o semplicemente: tizio che discute con l’amichetto o lo sconosciuto di turno.

Naturalmente, nel TONE OF VOICE, nel costrutto, nel livello e nelle modalità tecniche di pubblicazione dei contenuti, la differenza sarà sostanziale, un azienda non parla come una persona, ma un’azienda sana, fa “parlare” se stessa alle persone, le ascolta, non le mortifica, le aiuta, le guida, risolve loro i problemi, ci mette dell’empatia e tiene in considerazione massima le necessità delle PERSONE stesse, prima che dei “propri clienti”.

Le Persone meritano CONSIDERAZIONE. La considerazione è mutuata dal DIALOGO. Il dialogo deve essere sempre COSTRUTTIVO, anche quando si cazzeggia, si gioca, si estroflette la propria personalità, si discute, ci si promuove oppure si cerca di consigliare un acquisto.

Alla fine, ritengo che “filosoficamente”, una reale differenza non debba esserci.

 

Al di là dei progetti che pagano in visibilità, quali lavori rifiuti e perché?

Io sono fortunato, non mi hanno mai offerto VISIBILITA’ in quanto “iconoclasta puro, per me stesso” non saprei che farmene, mi si romperebbe tra le mani in 3 secondi.

Se poi la visibilità è un valore aggiunto al lavoro che si va a svolgere, ci sta tutta, senza strafare..ma va bene.

Io rifiuto volentieri quei lavori, dove la NON determinazione e allocazione di un budget proporzionato, mi fa capire che non c’è CONSIDERAZIONE.

Se non CI SI CREDE io non lo faccio e lascio volentieri il campo, a chi se la sente più di me.

Se volevo fare il mercenario, le occasioni non sono mancate, ma a 52 anni me ne frego altamente. A me Francesco, interessa il viaggio non la meta e mi interessa farlo dignitosamente, in compagnia di belle persone.

Ho “cambiato” molte vite, sono ancora disposto a cambiare se serve e ho un camper diesel dell’85.

Se poi mi pagano per quello che merito e il progetto ha senso, allora si fa.

Poi rinuncio volentieri ai lavori che prevedono la partecipazione a questioni ideologiche:

Se naturalmente sposo la causa mi butto volentieri, ma se non la sposo non lo faccio.

Ci sono sicuramente Social Media Manager più bravi e più cinici di me o solo più versatili, che possono fare un ottimo lavoro, preferisco che lo facciano loro.

Una nota: se un committente mi chiede un’analisi CINICA occhio… ne ho viste tante nella mia NON CARRIERA  e sono allenatissimo.

 

Come si costruisce una community?

In un modo solo: mettiti a Servizio, stai sul pezzo e cerca di essere assertivo.

 

Come si impara a farlo?

Non si impara, si fa. Credo che sia la proiezione ortogonale della propria indole, della propria personalità, o si è aggregativi o non lo si è. Punto. Non tutti possono farlo.

 

Come si distrugge una community?

Fuorviandola, indottrinandola, facendogli credere che l’acqua possa andare in salita, mentendo, mettendogliela a mo di SUPERCAZZOLA, essendo prevaricatori, indisponenti e saccenti.

Non sto qui a dilungarmi sulle best practice da rispettare nei Social, relative a inviti e scemenze varie, io non credo a nulla e mi lascio guidare dal buonsenso (se mi schiaffi in un gruppo che non mi interessa, controllo, mi levo e non protesto, se mi inviti ad una pagina sulla pesca d’altura non metto il LIKE alla pagina e buonanotte, non mi offendo e non mi irrita) e qualche volta non credo neanche ai funnel (solo qualche volta però).

Per me se sei isterico non meriti di organizzare e gestire una Community o di esserne partecipe…devi stare per i fatti tuoi.

One Response

  1. Max Guadagnoli 29/03/2018

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