La chiacchiera con Robin Good

Quella di oggi è un’intervista atipica, perché sai benissimo che Robin Good è un personaggio fuori dalle righe. Pioniere delle strategie di monetizzazione sul web, Robin divenne famoso per essere stato il primo italiano a guadagnare un milione di dollari con Google. In seguito spostò la sua attenzione sulle strategie formative diventando un punto di riferimento per l’Italia (e non solo) rispetto all’individuazione e allo sviluppo delle strategie per creare valore. Robin ha formato più o meno consapevolmente migliaia di persone, portandone tantissime a sostenersi concretamente attraverso il web, a produrre ricchezza e a loro volta posti di lavoro. 

Sì, in un’Italia evoluta, persone come Robin Good dovrebbero sedere in Parlamento, su poltrone importanti, di quelle che andrebbero occupate solo da chi ha fatto la differenza, però non diteglielo, sennò gli escono le bolle sulla faccia.

Quando gli chiesi di farsi intervistare per il blog di Flamenetworks a lui fece piacere, ma si inalberò subito perché sulle prime gli dissi che l’intervista aveva il formato “solo testo”. Mi riprese dicendomi che questo genere di interviste testuali, non consentono di avere la vera risposta, quella spontanea, di pancia. Se vuoi davvero sapere cosa pensa una persona di un certo argomento, non devi lasciargli il tempo di prepararsi le risposte, ma devi portarlo a rispondere subito. Dal momento che la sfida mi sembrava divertente pensai di organizzare un’intervista in hangout, la prima, l’unica fin ora che ho realizzato con questo formato. Sono contentissimo di proporla qui, per gli amici di Flamenetworks.

Vulcanico Robin

Nei 35 minuti di intervista mi sono veramente molto divertito e sorpreso delle risposte alle mie domande. Abbiamo discusso di come sia fondamentalmente impossibile far conoscere la strada del cambiamento e dell’indipendenza lavorativa a chi pur vivendo male una realtà da dipendente, non sente di poter fare altro. Se una svolta dev’esserci può partire solo da dentro e non può essere spinta più di tanto dall’azione comunicativa di chi ce l’ha fatta o di chi si impegna in questa direzione. Penso che forse la cosa più bella che un freelance può comunicare a chi ancora non sa di esserlo è la passione per il proprio lavoro, la gioia di farlo… e magari anche lo stress, ché siamo solo esseri umani, no?

Telelavoro e dinamiche collaborative

Si è parlato di telelavoro, di come per tanti sia una realtà compiuta, mentre molti ancora vivono questo concetto come qualcosa di inarrivabile se non di tremendamente scomodo. C’è in effetti chi sostiene che sia impossibile fare un buon lavoro al di là della compresenza fisica sul posto di lavoro, eppure oggi sai benissimo che tante persone fanno cose enormi da casa loro, spersi su di un’isolotto nel pacifico. Io credo che tutto parte nella tua testa, non trovi?

Stessa cosa vale per le dinamiche collaborative tra operatori distanti fisicamente. Quanti hanno veramente il coraggio di mettersi in gioco e l’attitudine mentale per fare davvero rete tra professionisti pur abitando in città diverse? Ci sono casi straordinari di reti collaborative di piccole o grandi dimensioni, composte da operatori che non sono costretti a farsi due ore di treno per arrivare in ufficio ogni mattina, vivono felici, guadagnano bene ricevendo incarichi da chi potrebbero non aver mai visto di persona. 

La mia personale opinione è che con la crescita delle dinamiche legate al personal branding, le web agency di grandi dimensioni finiranno con l’essere soppiantate da reti collaborative composte da operatori decisamente non stipendiabili, ciascuno operante in proprio. Alle agenzie strutturate capiterà un po’ quello che è successo ai dinosauri: troppo grandi per sopravvivere. L’unico dinosauro che può farcela è quello di Salvatore Russo. Diciamolo.

Come si insegna il web marketing?

Qui Robin mi ha sorpreso, davvero. Mi ha detto che il modo migliore per insegnare il web marketing è cercare di coinvolgere le persone, un po’ come si fa con i bambini, divertendole. Il marketing non è questione di trovare il trucchetto in stile “metodo definitivo per scrivere la headline vincente”, ma di imparare a mettere insieme le persone intorno a un’idea, facendo in modo che si divertano, che si sentano coinvolte. In questo senso il marketing (o chi lo insegna) dovrebbe avere capacità che sono proprie di chi fa animazione per l’infanzia. Uno splendido spunto su cui riflettere.

Trasparenza

In conclusione ho chiesto a Robin quali sono gli aspetti della comunicazione che rendono subito chiara la qualità di un prodotto e la serietà di un’azienda. Mi ha risposto che esistono moltissime aziende che sviluppano prodotti eccezionali, solo che non verremo mai a saperlo, perché hanno reparti marketing terrificanti. Quello che fa veramente emergere un’azienda è la trasparenza nel modo di comunicare, la capacità di dire le cose come stanno, senza nascondersi dietro aloni di santità aziendale. Solo comunicando apertamente con tutti e assumendosi tutte le responsabilità, si dimostrano l’impegno e il valore di un azienda.

Insomma, quanto conta veramente metterci la faccia? 

Pensaci su.

🙂

2 Comments

  1. Fabio 08/01/2016
  2. Andrea Pilotti 21/05/2019

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