Lavorare meno è possibile?

Non è solo possibile, è proprio necessario. Una delle cose che ammiro di più nei lavoratori dipendenti è la capacità di dimenticarsi ogni cosa al rintocco delle ore 18:00. Chiudono tutto e se ne riparla l’indomani. Ammiro questa capacità, tuttavia ritengo molto scomoda e quasi degradante l’idea di dover chiedere un permesso di lavoro per andare dal dentista o cose simili. Dall’altra parte però chi lavora in proprio, che faccia l’imprenditore o il libero professionista, una volta arrivate le sei del pomeriggio sente le voci, sospirate ma perentorie, che gli impongono di andare avanti per almeno un altro paio d’ore, come se dipendesse tutto da lì.

Lavorare meno è possibile?

Lavorare meno è possibile?

Domanda: è peggio dover chiedere il permesso per uscire due ore o farsi venire le allucinazioni?

 

L’ambiente di lavoro

Se operi come dipendente, spero che ti trovi in un ambiente abbastanza libero e flessibile rispetto alle richieste per assolvere a impegni personali. Mi viene in mente un intervista di qualche tempo fa a Richard Branson, magnate della Virgin, che dichiarò l’intenzione di liberare del tutto i dipendenti dall’orario di ufficio e dal dover chiedere le ferie, alla sola condizione di non mettere a repentaglio risultati e carriera. Personalmente ritengo questa strada geniale e terribile allo stesso tempo, perché mira velatamente a far venire le allucinazioni di cui sopra anche ai lavoratori dipendenti, responsabilizzandoli mediante il miraggio della gestione autonoma del tempo. Ma quando il tuo tempo diventa una tua responsabilità, amico mio, hai le spalle al muro.

 

Il “tuo” ambiente di lavoro

Se lavori in proprio, semplicemente, l’ambiente di lavoro sei tu. È quando prendi consapevolezza di questa cosa che cominci a lavorare 15 ore al giorno, proprio come se non ci fosse un domani. Succede perché cominci a vivere in equilibrio tra l’ansia di essere superato dai concorrenti e la cupidigia di chi vuole spostare sempre un tantino più in alto l’asticella. C’è qualcosa di primordiale in questa sensazione a metà strada tra istinto di conservazione e di dominazione dell’ambiente circostante.

Ti dirò una cosa sui nostri antenati, quelli che abitavano nelle caverne e dominavano il mondo rischiando di trovarsi ogni giorno davanti la tigre dai denti a sciabola: sono tutti morti. Tutti.

 

 

Il modello 4 hours week

Nel 2010 mi capitò di leggere il libro The 4-hour workweek di Tim Ferris, un tizio che pare si sia inventato un modo per gestire flussi di lavoro automatizzando la maggior parte dei processi operativi e demandando altre funzioni a collaboratori esterni. Ora, premettendo che il libro è veramente estremo e che negli ultimi 7 anni NESSUNA delle persone che conosco (e ne conosco a tutti i livelli) mi abbia detto che sia anche solo pensabile riuscire a fare una cosa del genere, ritengo che il primo passo per vincere la partita contro la tigre dai denti a sciabola sia riuscire a diminuire (anche forzatamente) il tempo di lavoro.

In realtà la cosa è più semplice di quanto sembra, perché nei fatti non è quasi mai necessario passare l’intera giornata lavorando. Già solo evitando le distrazioni, risparmieremmo almeno un terzo della giornata lavorativa, ma il problema principale almeno in Italia rimane la mentalità. Qui per essere professionisti di valore c’è la percezione assurda che occorra tirar tardi a sgobbare, mentre nel resto d’Europa se alle 18:10 sei ancora seduto dietro alla scrivania vieni visto come un fallito.

C’è dunque un’idea strisciante, tutta italiana, che ci logora come un sottile senso di colpa per cose che non abbiamo fatto, portandoci a lavorare di più senza che occorra.

 

La provocazione

Fammi solo un piacere, pensaci sopra per almeno cinque minuti. Non ti chiedo di cambiare di punto in bianco la tua esistenza, ma se lavori in proprio, permettimi di lanciarti questa piccola provocazione: cosa succederebbe alla tua vita professionale se decidessi di lavorare solo dal martedì al venerdì? Sei sicuro che fattureresti di meno?

Soprattutto, che fai lunedì?

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