I servizi web “a pacchetto” sono il male assoluto

Quante volte ti è capitato di consultare siti di agenzie web che offrono i classici servizi a pacchetto, scaglionati per prezzo e tipologia di intervento? Come accidenti fa un imprenditore a capire cosa scegliere?

catena di montaggio

catena di montaggio

 

Il bello è che le stesse persone a pubblicare servizi a pacchetto si lamentano del fatto che sul web i clienti chiedono il classico “etto di marketing”. Non c’è nulla di strano nelle richieste di questo tipo, se siamo i primi a chiudere il nostro valore aggiunto in scatole con su scritto il prezzo.

Flamenetworks vende piani di hosting a pacchetto, ma nel loro caso parliamo di servizi quantificabili: un servizio hosting con certe caratteristiche costa X, se occorre che sia due volte più potente costerà X per 2 (salvo promozioni). Ma se parliamo di marketing digitale, che comprende un’infinità di servizi la cui efficacia dipende da mille fattori legati a variabili tecniche o ascrivibili al segmento di mercato, proporre servizi a pacchetto può produrre conseguenze negative per il business.

 

Un esempio negativo di servizio web a pacchetto

Pacchetto 1: sito web max 8 pagine – posizionamento per 20 parole chiave – creazione pagina facebook

Pacchetto 2: sito web max 12 pagine – posizionamento per 40 parole chiave – creazione profili facebook e twitter

Pacchetto 3: sito web max 20 pagine – posizionamento per 80 parle chiave – creazione profili facebook, twitter e Goolge+

 

Se il sito web della tua agenzia offre servizi in modo simile ti suggerisco di cambiare strada, perché queste proposte si portano dietro almeno due problemi seri: il primo è che la quantità di pagine di un sito web non ne determina automaticamente la rilevanza e certamente non ha senso ragionare sul numero di parole chiave da posizionare. Il secondo è che si presume l’utente del servizio sappia che nel suo settore occorra o meno avere un profilo aziendale su Twitter o Google+… diamine, Google+…

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Troppe scelte, nessuna scelta

Qui è dove indosso la maglietta di Frank Merenda e ti ricordo che in generale proporre troppe scelte agli utenti non è una buona idea perché conduce all’immobilismo decisionale. A me è capitato da Media World l’ultima volta che sono andato a comprare un televisore: ci siamo ritrovati a vagare per due ore in un corridoio gigantesco dalle pareti tempestate di televisori di ogni marca e modello, tutti fantastici al punto che non sapevamo quale prendere, e infatti alla fine abbiamo comprato un TV 40 pollici a schermo curvo nel negozio sotto casa, perché costava il giusto ed era l’unico che avevano esposto.

L’immobilismo di cui parlavo, è accentuato nel caso dei servizi di marketing digitale a pacchetto, perché almeno un televisore puoi vederlo, mentre la comunicazione sul web a questo punto diventa come il gioco delle tre carte. Visto che non vendiamo le patate al mercato (o forse sì?), ma servizi che richiedono un altissimo livello di professionalizzazione, dovremmo comportarci più come medici specialistici, che effettuano diagnosi e prescrizioni sulla base di consulti preliminari.

Immagina di andare da un ortopedico con un dolore al ginocchio. Lui senza nemmeno guardare il ginocchio ti presenta quattro opzioni in ordine di costo:

  1. Un tir di Voltaren
  2. una bella fascia contenitiva
  3. infiltrazioni di acido ialuronico
  4. protesi in titanio

A quel punto puoi chiedere l’aiuto da casa, giocarti il jolly o magari cambiare ortopedico e farti visitare. Non puoi vendere a pacchetto servizi che richiedono analisi accurate, non puoi far scegliere ai clienti in che modo fare web marketing, glielo devi dire tu! La pacchettizzazione dell’offerta di servizi digital può avere un senso se fai telemarketing e ti muovi standardizzando attività e procedure operative, ma se lavori così non stai veramente facendo web marketing.

Non farmelo dire cosa stai facendo.

 

4 Comments

  1. Meteorit 03/10/2017
  2. Andrea F. 03/10/2017
  3. Luca 03/10/2017

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