Cosa faresti se avessi vent’anni?

La vita non riguarda i se e i ma, ma ciò che ti succede. Per quanto ci sforziamo di costringere i numeri a rivelarci quel che vogliamo e per quanto il buon senso ci abbia forgiati al pragmatismo, la tentazione di porci domande senza risposte possibili col “senno di poi” resta uno spunto di gradevole flagellazione da infliggere rigorosamente nei fine settimana, almeno per chi lavora sul web. E allora, se potessi tornare a quando avevi vent’anni, ma con la testa di oggi, che faresti?

se avessi vent anni...

se avessi vent anni…

 

Ho una nipote ventenne che si chiama Serena. Sono sicuro che non guarderà mai questo articolo perché è troppo giovane per dedicarsi a certe letture stantie. Finita la ragioneria Serena ha intrapreso la via della comunicazione, dapprima andando a bottega da un suo zio che ha una piccola web agency, poi progettando insieme a mamma e papà di iscriversi ad una di quelle scuole di design super fiche, quelle costose che fanno curriculum, quelle che dopo trovi lavoro e nel frattempo puoi anche darti un tono durante gli aperitivi con gli amici… a patto che esistano ancora, gli aperitivi.

 

Università, lavoro ed esperienze di vita

Molte persone dopo le superiori si iscrivono all’università per inerzia. Alcuni ne diventeranno aspri detrattori, altri la riterranno una strada utile per il futuro. Altri ancora per la stessa inerzia che viene spesso dalle esperienze trasmesse in famiglia evitano gli studi accademici a prescindere. Tra queste, come tra chi abbandona o mette da parte gli studi, molte scelgono di dedicarsi attivamente ai propri interessi, talvolta investendo tempo e denari (di papà). Poi ci sono quelli che non hanno particolari interessi, ma sono comunque animati da grande intraprendenza. In questi casi i denari di cui sopra vengono spesso investiti in viaggi e passatempi. I primi fanno quasi sempre molto bene, i secondi vengono spesso confusi con gli interessi, innescando situazioni di inconcludenza talvolta frustranti. Dunque abbiamo:

  1. Percorso accademico
  2. Interessi (es. voglio fare il musicista)
  3. Viaggi ed esperienze (varie ed eventuali)
  4. Passatempi (es. amo fare escursioni in fuoristrada)

La differenza tra il punto 2 e il punto 4 è unicamente nella determinazione del singolo a trasformare la passione in lavoro. Il punto 3 è quello “sabbatico” in cui i giovani cercano di prendere coscienza di sé, mentre il punto 1 è quello più semplice dal punto di vista cognitivo perché ti consente di rimandare per un buon decennio le decisioni sul da farsi. Comodo, tutto sommato, almeno finché c’è chi paga.

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Ci sarebbe poi un punto 5 che non ho inserito nell’elenco precedente: l’ingresso immediato nel mondo del lavoro. L’ho evitato perché trovare un lavoro decente a vent’anni nel 2019 è un po’ come pretendere di andare in pensione a 40 anni. Si può fare, ma non è per tutti. A vent’anni non ti prendono neanche come stagista, ragion per cui ultimamente vedo ventenni nelle sponsorizzate di facebook che dicono di avere già vent’anni di esperienza e propongono un metodo infallibile per fare soldi sul web. E come biasimarli!

 

Cosa farei io

Se avessi 22 anni in meno, ma per magia conservassi la testa di adesso, cercherei di lasciare casa dei miei il prima possibile. Prima di ringraziare mammà e salutarla, investirei un anno della mia vita a sviluppare un piccolo network di siti web da monetizzare con infoprodotti, affiliazioni e pubblicità varie. Il primo obiettivo è tirar fuori mille euro al mese per pagare l’affitto di un monolocale e sopravvivere, magari non in centro a Milano, per capirci.

Primo ostacolo: avrei “solo” la testa di adesso, ma non le conoscenze.

Investirei soldi (di mammà che ringrazio) per pagare un singolo esperto, uno per capirci come Emanuele Tolomei o Adriano De Arcangelis per farmi insegnare tutto quello che devo sapere. Il resto ce lo metterebbe la mia forza di volontà. In ogni caso non mi iscriverei all’università e non parteciperei a quei mega corsi/convention in cui promettono di insegnarti a fare i “migliardi”. La formazione deve incontrare teste brillanti e deve essere one to one. Privatissima!

Il secondo step se avessi vent’anni, sarebbe cercare di emergere come musicista sfruttando i canali digital. Lo so, quello della musica è un mercato che non sembra lasciare tanto spazio, ma vallo a dire a Corrado Bertonazzi che a partire da zero e riuscito a costruirsi una magnifica reputazione come formatore, session man e vettore per eventi legati alla batteria in Italia. Lo ha fatto con un sito, un podcast, una pagina instagram e (soprattutto) un canale YouTube.

Esatto, non avrei fatto SEO, ma il musicista. Nel mio caso i motori di ricerca sono stati un fortunato ripiego. Poteva andarmi parecchio peggio, quindi non mi lamento, ma giacché siam qui a fantasticare, facciamolo bene, no?

 

E tu, cosa faresti se potessi tornare indietro?

Si dice che siamo il prodotto delle nostre esperienze e che senza le scelte fatte, giuste o sbagliate, non saremmo quello che siamo. È la testa che abbiamo a fare la differenza e se potessimo tornare indietro e fare scelte diverse, probabilmente cambierebbe anche la nostra mentalità, perciò si dice sia inutile ragionare di certe cose.

E però d’altro canto non sono del tutto convinto che siamo solo la somma delle esperienze vissute. Credo che ci portiamo dietro molte più cose di quante non riusciamo a farne e nemmeno a pensarne. Credo che spesso ci forziamo di addormentare la nostra immaginazione, cioè la capacità di dare sostanza a pensieri e desideri, finché non ci convinciamo di non averne di abbastanza buoni. È la paura di immaginare cose troppo grandi a renderci persone mediocri.

Allora può darsi che l’esercizio di tornare indietro nel tempo e vedere un futuro diverso possa retroagire sul nostro presente, restituendoci un po’ di quella vita che ci siamo scordati negli altri pantaloni.

Che ne pensi? Ti va di provare?

 

 

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