Cosa si studia per diventare influencer?

Questo post prende spunto dal lancio del corso di laurea in “influencer”, lanciato da eCampus. Il solo titolo dato al percorso triennale ha suscitato risate e sfottò su facebook. Cristiano Carriero si è preso la briga di leggere e condividere il programma del corso che riporto qui.

Piano di studi laurea triennale influencer

Piano di studi laurea triennale influencer

Come puoi vedere si tratta di un normale piano di studi del corso di scienze della comunicazione, leggermente virato sull’analisi visuale e sul content marketing nel contesto della moda. Un programma rispettabilissimo, tutto sommato attuale al netto di esperienze come i corsi di storia della televisione / giornalismo che comunque hanno perfettamente senso nel quadro generale.

 

Il fenomeno virale

La superficialità nella consultazione delle notizie attraverso i social network è alla base del successo di quest’azione – non so dire quanto consapevolmente – virale. Gli utenti del web hanno letto “corso per influencer” e sono letteralmente impazziti: come è possibile che adesso certe cose si studino anche all’università? Insegneranno forse a sculettare meglio, a truccarsi o a farsi i selfie?

Capirai quanto per un operaio metalmeccanico con la terza media, figlio di operai che a loro volta si sono spaccati la schiena in fabbrica per 40 anni, diventa facile sentenziare che l’università italiana è diventata una barzelletta. E magari fossero solo questi ceti sociali a pensarlo! Un nuovo corso di laurea per figli di papà e per le future mantenute dai figli di papà. Ecco perché gli italiani invecchiano e non muoiono più, non è la dieta mediterranea ad allungare la vita, ma il corso di laurea in influencer che costringe i papà e le nonne a mantenere famiglie intere per generazioni.

 

Cosa direi ai critici (con umiltè)

No, non sarà questo corso di laurea a trasformare tuo figlio (nipote) in un influencer e sì, l’università italiana avrebbe bisogno di uscire dall’autoreferenzialità baronale che la governa da sempre. Hai ragione su tante cose, ma se pensi che l’influencer sia una ragazzetta idiota che fa video su YouTube e foto su Instagram per vendere cosmetici, t-shirt e borse firmate, sappi che in effetti il web è pieno di ragazzette idiote quanto carine che fanno video e foto, ma non vendono niente a nessuno, non spostano opinioni e decisioni d’acquisto, non influenzano.

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Poi invece ci sono gli influencer. Sono professionisti che invece fanno un lavoro meno banale di quanto si pensi, studiano e ripetono meccanismi dopo giorni e mesi di test, si rivolgono ad un pubblico preciso, senza sparare nel mucchio e amministrano la propria immagine facendo scelte scrupolose e non casuali. Lavorano nella moda, in comunicazione, nella vendita online e in qualunque ambito ci sia conversazione. Hanno due lauree oppure la quinta elementare, hanno saputo costruire ed alimentare una narrazione che li rende credibili e meritevoli di attenzione indipendentemente dalla taglia di reggiseno o dai grafici analytics che condividono nei gruppi SEO.

 

Non ti servono milioni di follower

Un vero influencer può avere milioni di follower (e lanciare una religione), ma anche solo poche decine e vivere alla grande, non necessariamente su di un atollo polinesiano. Puoi sviluppare contenuti che raggiungono numeri stratosferici di utenti senza ottenere alcun risultato, oppure creare risorse fruite da 10 persone al giorno che però ti aprono una finestra su scenari inimmaginabili facendo la tua fortuna. Ciascuno di noi può essere un influencer e in realtà lo è quando riesce a plasmare con le proprie idee gli atteggiamenti dei propri vicini. Non serve dunque una laurea in scienze della comunicazione  – ricordiamo che di quello si parla –  anche se studiare non ha mai ucciso nessuno, servono una passione autentica e verace, accompagnata dal giusto mindset e da un pizzico di fortuna.

 

Avere un bel paio di tette non è una condizione sufficiente, ma se ci sono tanto meglio.

(crepi l’ipocrisia)

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