Dare spazio agli altri

Un post quasi messianico per inquadrare il più grande valore nel marketing come nella vita: gli altri. Più vado avanti, maggiore è la consapevolezza che la comunicazione di tipo autoreferenziale a cui quasi nessuno riesce a sfuggire è una maledetta trappola che ci inchioda al nostro piccolo io e che fuori risulta inevitabilmente invisibile, quando non proprio antipatica.

dare spazio agli altri

dare spazio agli altri

Se chiuderti nel tuo eremo tappezzato di grafici mozzafiato e pagine portfolio imponenti può sembrarti il modo per tradurre una buona immagine di te, dovrai accorgerti che di questo tipo di immagine non frega niente a nessuno. Perché alle persone, sì, proprio quelle un po’ tonte a cui pensi di non somigliare, importa solo di se stesse e solo incidentalmente degli altri.

 

Lo hai capito, ma lo stai facendo male

Ora fai molta attenzione, perché succede sistematicamente che credi di avere già molto chiaro il passaggio che ho sviluppato sopra, tuttavia i tuoi tentativi di dare spazio agli altri sono goffi, poco sistematici e comunque visibilmente interessati a promuovere solo te stesso. Hai letto da qualche parte che per innescare il meccanismo di condivisione narcisistica devi menzionare gli altri, magari proprio intervistarli, addirittura farci uno streaming insieme.

Allora fai tutte queste cose, ma ti accorgi che comunque non gliene frega niente a nessuno. E lo sai perché? Perché delle persone con cui entri in relazione sei il primo a cui non frega niente. Ti interessa solo condividere un contenuto che (speri) verrà a sua volta condiviso. Ti interessa presenziare. Ma se non frega niente a te, cosa potrà mai importare ai tuoi lettori?

 

Dal come va al come stai, al raccontami la tua storia

Ecco perché ho pensato che era il momento di fare la differenza, ma non per diventare famoso, semplicemente perché era l’unica cosa che mi restava da fare per dare un senso a tutto questo vortice impazzito di sensazioni sparse. Ho chiesto ai SEO di raccontarmi semplicemente la loro storia, che può e deve essere anche una storia umana, fatta semmai di preoccupazioni, di ripensamenti e perché no, di fallimenti. Come scrivevo la settimana scorsa, siamo tutti un po’ stanchi delle frasi buone per rompere il ghiaccio. Abbiamo bisogno di un po’ di verità, anche riattualizzata, ma per l’amor del cielo, basta con le solite live con le scalette preparate e gli spazi prestabiliti. Basta con il tempo per lo speech e gli ultimi 15 minuti per le domande, basta con le copertine patinate e i sorrisoni a 38 denti.

Arrivato a un certo punto ho capito che non si tratta di far sentire gli altri importanti, ma di capire che lo sono. Tutti quanti. Credo ci siano intelligenze sottili che sono al nostro servizio e ci spianano la strada in ogni momento. E credo che il percorso sia fatto di persone da tenere per mano, alcune solo per poco tempo, altre per tutta la vita.

Capire che le prime, non sono meno importanti delle seconde.

Adesso, facciamo comunicazione.

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