Cosa pensi del profilo Twitter di Gasparri?

Davide Licordari

Davide Licordari

Davide Licordari è un social media e digital strategist, esperto di comunicazione sul web e di Digital PR. Ha ideato e organizzato i TweetAwards, maggior evento in italiano dedicato al mondo di Twitter. Potevo mai non fargli un paio di domande sulle digital PR?

Ciao Davide, prima di tutto vorrei chiederti qual è l’errore più bello che hai commesso sul lavoro

Caro Francesco, io sono INFALLIBILE, fa parte del dogma del marketing, dovresti saperlo.

Scherzi a parte, credo che l’errore più bello che abbia mai fatto sia stato pubblicare sulla pagina di un cliente un contenuto meraviglioso, apprezzatissimo dai fan, con tassi di engagement pazzeschi ma… non approvato dal cliente, il quale si incazzò come una bestia. A mia discolpa va detto che era un contenuto assolutamente in linea con i brand value (scusami, ho sempre voluto scrivere brand valueS da qualche parte).

Aneddoti a parte, credo che gli errori più utili siano quelli che derivano dalla troppa accondiscendenza nei confronti dei clienti: loro suppongono di sapere sempre tutto e di dettare la strada da seguire, ma spesso è una strada dissestata e sdrucciolevole (sdrucciolevole!!). Diventa fondamentale in questi casi capire che manca un vero confronto: bisogna unire le forza del consulente (esperto in comunicazione, in social, in PR) a quella del cliente (esperto del brand e di ciò che si porta dietro) per ottenere una strategia vincente.

 

Qual è la differenza tra digital PR e link building. Possono coincidere?

Possono coincidere, sì, ma ci sono delle differenze. 

Con le Digital PR è possibile coltivare dei rapporti con persone che hanno un “giro di conoscenze” e delle occasioni di comunicazione molteplici (hanno un blog o magari due, hanno dei profili social che possono sfruttare o meno, collaborano con TOT portali/riviste/giornali, e via dicendo) che possono attivare o meno, a seconda dell’opportunità e del contenuto che gli si chiede di condividere. Idem nel caso in cui si voglia mettere in piedi un’attività di Digital PR strutturata (un evento, ad es.): inviti delle persone a scoprire un qualcosa, a fare un’esperienza da raccontare in seguito, cercando di imbrigliarle il meno possibile all’interno di logiche di mero link building.

Ma i link “spontanei” che ne conseguono sono forti, sono spesso più di un semplice collegamento tra due pagine web, sono una naturale prosecuzione della lettura per l’utente che viene a contatto con i contenuti proposti dal blogger/giornalista/chicchessia di turno.

Se invece ti servono link a badilate, senza troppa qualità, senza troppi pensieri, beh, ci sono metodi efficacissimi che non sto qui a raccontare (anche perché non sono più aggiornatissimo sull’argomento).

In tutto ciò, ho appena ricevuto l’invito a presenziare ad una premiazione di un concorso di poesie adolescenziali in provincia di Roma, a soli 650km da qui. Ecco, le Digital Pr possono anche fare malissimo.

 

Cosa pensi del profilo Twitter di Gasparri?

Credo sia arte moderna, credo che sia la massima espressione di TROLL che esista attualmente sul web italico. Dopo averlo visto litigare con il Puffo Brontolone (@puffobrontolone) io sono totalmente e irrimediabilmente affascinato dalla strategia di comunicazione del vice presidente del Senato (ricordiamolo, non fa mai male).

Ci si potrebbe scrivere un libro sul Personal Branding, perché quello che fa Gasparri non è nemmeno sbagliato: è semplicemente in linea con il personaggio, direi. Fa rabbrividire tutti noi socialcosi che lo portiamo come esempio negativo, ma forse dovremmo ricrederci: per Gasparri, QUELLA è la miglior strategia di comunicazione possibile su Twitter. Forse. E ricordiamo sempre, CHIESIMO.

 

So che insegni, ma a te chi ha insegnato?

Sono figlio di due insegnanti, nipote di una maestra e di un professore, dici che basta? 

Devo essere sincero: per quanto riguarda questo mondo fatto di comunicazione, social media e affini, ho sempre diffidato parecchio da guru, professoroni e corsi di formazione dai titoli altisonanti. 

Quello che ho imparato finora posso farlo derivare da due filoni: da un lato gli studi in Comunicazione mi hanno fornito una conoscenza di base di concetti socio-psico-antropologici che mi rendo conto essere spesso chiamati in causa in questo lavoro; dall’altro l’esperienza, il buon senso e la sensibilità acquisiti negli anni (prova, riprova, sbaglia, inventa, riprova, etc.). E il confronto con gli altri professionisti del settore, che non deve mai mancare.

 

Puoi farmi i nomi di persone che stimi nel tuo settore?

Ne stimo tanti, e tanti invece mi danno sui nervi. Mi piacciono coloro che hanno la consapevolezza che lavoriamo in un settore che “non salva vite umane” e che è spesso leggero, e che si impegnano tuttavia per far capire che non siamo qui per giocare, che anche la comunicazione ha un suo peso (spesso sottovalutato). 

Non sopporto chi vive in torri d’avorio, assolute e incrollabili, completamente al di fuori della realtà, chi non si sporca le mani e chi non vuole capire che “il popolo” va vissuto, conosciuto e interpretato.

Ti faccio 4 nomi di persone che stimo, che poi sono i miei amici: Rudy Bandiera e Riccardo Scandellari, Claudio Gagliardini e Andrea Antoni

 

In ultimo, qual è il tuo messaggio alla nazione?

Vorrei sensibilizzare la nazione su un tema spesso ignorato: là fuori ci sono migliaia di persone, su Facebook e non solo, che lavorano presso sé stessi, dopo aver studiato all’Università della Vita. Sono self made men, sono persone che ora lottano contro tutto e tutti da dietro le loro tastiere: si informano sui forum complottisti, divulgano notizie nei gruppi Facebook più segreti, commentano sfogando tutta la propria rabbia su pagine come “Io amo il mio carabiniere” o “Giovani Cattolici contro la Frivolezza”. Aiutiamoli. Facciamo qualcosa. Diamo loro un account anche su Twitter.

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