Fare Community su Instagram, parliamone

Andrea Antoni

Andrea Antoni

Orazio Spoto

Orazio Spoto

Fare social management e creare una community è una di quelle cose che per alcuni possono sembrare intuitive, quantomeno nei procedimenti, ma quando chiedi ad Andrea Antoni e Orazio Spoto di parlare dell’argomento, ti accorgi subito che per star dietro a a certe dinamiche bisogna votare buona parte della propria vita all’osservazione sistematica e allo studio approfondito di piattaforme, comportamenti, dati. Bisogna commettere errori e soprattutto vederli. È questo il messaggio che Andrea e Orazio fanno emergere dalle domande che gli o ho posto e che ora propongo a te, sicuro che ti saranno di aiuto.

 

Ciao Ragazzi, ci raccontate i vostri attuali focus lavorativi?

Andrea:

Ho studiato per lavorare come grafico e questa è da sempre stata la mia professione principale, affiancata a quella di graffiti-writer (dipingo su parete su commissione). Ho da sempre affiancato entrambe le attività a una forte presenza sui social e così, pian piano, ho iniziato a diventare quello che ora viene definito un “creator” e a tenere docenze su come approcciarsi per diventarlo. Nell’ultimo anno e mezzo, da quando è iniziata la pandemia, il mio profilo Instagram @CoseBrutteImpaginateBelle è diventato di grande tendenza e così, mi sono fortemente spostato anche sulla vendita di gadget inerenti a questa community (due libri autoprodotti, t-shirt, calendari etc).

Orazio:

Sono il Cofondatore di una società benefit diventata recentemente Bcorp che si chiama Newmi.

Newmi gestisce e idea progetti di comunicazione e marketing digitale e fa consulenza oltre che formazione. Il tutto con un particolare focus su instagram e la produzione di contenuti. Poi, anche se non è tecnicamente un lavoro, ma di fatto lo è: sono il Presidente dell’Associazione Instagramers Italia ETS. Una associazione che riunisce 80 community di appassionati di instagram.

 

Qual è la differenza tra fare community su Instagram e farla su un altro social?

Andrea:

Instagram è la piattaforma nella quale mi sono trovato da subito più a mio agio (l’altra, in passato, è stata Twitter), di conseguenza so bene come muovermi in essa, meno nelle altre. Anche perché, come detto prima, non sono un social media manager ma più quello che in molti chiamano “artista” (termine dal quale rifuggo abbastanza) che ha capito pian piano come muoversi in questi spazi. Uso molto anche Facebook, ma non ho mai ottenuto risultati nemmeno lontanamente similari a quelli di IG, quindi quello che posso dire che su Instagram serve sicuramente molta disponibilità al dialogo, tantissima pazienza con i follower e una presenza costante e massiccia nel tempo. Non credo che l’esperienza in altre piattaforme sia poi molto differente, sicuramente la mia su Instagram è legata a questo.

Orazio:

Instagram è una applicazione sempre più eterogenea e completa: dalle foto ai video di diverse lunghezze, le dirette e la messaggistica. So che questo a molti non piace, io invece trovo che in questo modo ci si possa concentrare sui contenuti della community svincolandosi dai canali: basti vedere la diatriba fra foto e video. In definitiva quindi Instagram è un social molto più libero di altri canali che invece impongono un canale specifico. Pensiamo a Twitter!

 

Qual è il punto di incontro tra creatività e disciplina su Instagram?

Andrea:

Come in tutte le cose servono dei paletti entro i quali “giocare”, altrimenti diventa anarchia: serve una logica e nelle pagine di successo è sempre presente, che sia più evidente o meno. In alcuni casi è fortemente grafica o visuale, in altri è maggiormente legata a un pensiero. Nel mio profilo @stailuan, ad esempio, porto avanti un progetto totalmente legato alla composizione e al colore, con la presenza fissa della mazzetta Pantone: questo serve a creare un progetto univoco e concreto, riconoscibile, ma allo stesso tempo curioso in quanto il pubblico si affeziona e diventa interessato a scoprire in che modo sempre differente andrò a declinare i prossimi lavori. Su @cosebrutteimpaginatebelle, invece, il tema trattato dal punto di vista “filosofico” è quello di ironizzare sul disagio, tentando di farlo in modo leggero e mai scurrile, ma anche questa linea è rafforzata dall’utilizzo fisso del bianco e nero e dall’impaginazione di tutti i testi esclusivamente con la font Helvetica. Non è semplice, ma la formula vincente è proprio quella di un progetto concreto, coerente, funzionante, sempre declinabile e che possa andare avanti nel tempo in modo sempre nuovo, rimanendo però in qualche modo sempre riconoscibile e lineare.

Orazio:

Bella domanda! È un luogo che si sposta man mano che il progetto cresce e si sviluppa. Purtroppo la creatività su Instagram è merce rara. Vedo sempre più spesso degli account cloni degli altri. In compenso l’appiattimento della Creatività è compensato da una ferrea disciplina. Non a caso  le domande che mi sento fare più spesso sono: ogni quanto postare, a che ora postare, come organizzare la griglia etc.   Insomma oggi la disciplina vince a mani basse. E questo è un peccato!

 

Si può avere successo su Instagram per caso? Che rapporto c’è tra successo e fortuna?

Andrea:

Il caso non credo esista, su Instagram come nella vita. Ci sono molte situazioni che vengono a crearsi con modalità che sembrano casuali ma, in realtà, sono frutto di tutta una serie di decisioni pregresse. Il mio progetto #STAILtone, ad esempio, è diventato noto dopo che “per caso” un giornalista di VICE America mi ha chiesto un’intervista, l’ha pubblicata sui loro canali e questi hanno contribuito a una visione a livello planetario. Il caso ha voluto che questa persona mi notasse, ma mi ha notato perché la mia presenza era massiccia da tempo, il progetto era appunto ben riconoscibile e l’idea (Evidentemente) interessante. È chiaro che serva una scintilla per innescare la reazione, ma poi serve il carburante per mandarla avanti. Ecco quindi che un repost, o un post da un canale famoso può capitare in potenza a molte persone, ma poi dipenderà dalla loro bravura, e dalle loro competenze, riuscire a utilizzarlo come rampa di lancio per una crescita del proprio pubblico.

Orazio:

Se per successo si intende avere la bella idea che riceve degli apprezzamenti, allora si. Le dinamiche di Instagram sono dettate dal talento ma anche dal caso o da un certo filone che potremmo definire nazional popolare. Ne sono un esempio i numerosi account dedicati a meme e gag varie. Se per successo intendiamo non solo la capacità di individuare l’idea ma di tenerla viva, allora no. Non si può avere successo per caso. Si è solo fortunati. Anzi: furbi.

 

Quali attività business riescono ad essere più creative su Instagram? e quali meno?

Andrea:

Abbiamo delle case history vincenti e perdenti relative ad ogni campo dello scibile. Sarebbe facile dire che nel campo del food, potenzialmente, è più facile fare successo -ad esempio-, ma in realtà ci sono tantissimi relativi che trattano questa tematica che non hanno un ritorno di alcun tipo. A prescindere dal campo torna sempre la bravura del saper mettersi in gioco, conoscere la piattaforma sulla quale si pubblicano i contenuti (a prescindere che sia Instagram o meno), e realizzare un modo di narrare se stessi, o la propria attività, in modo fresco, personale ma al contempo professionale. È molto semplice da scrivere, molto meno da realizzare. Diciamo che servono competenze trasversali di vari tipi, oppure delle persone esterne che possano aiutare in questo. E ad ogni modo, comunque, ci sono miriadi di motivazioni che potrebbero concorrere a non far diventare “famoso” il profilo. D’altro canto non possiamo essere tutti famosi, altrimenti non lo sarebbe nessuno.

Orazio:

Non parlerei di settori ma di modi in cui si intende fare business con Instagram. Una delle modalità più apprezzate, apprezzate ancora di più durante la pandemia, sono i cosìddetti tutorial. Si possono gestire tramite delle immagini con testo e pubblicati poi sotto forma di carosello. Si tratta di sistemi molto apprezzati e utilizzati praticamente da aziende di qualunque settore. Chi invece pensa che instagram sia un surrogato di Amazon, per esempio, è destinato ad avere molte delusioni.

Una dritta: usate Instagram direct. È fenomenale per il b2b

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