Fenomenologia dello sfruttamento su internet

Il termine “sfruttamento” possiede per lo meno un’accezione positiva e una negativa. Quella positiva riguarda le opportunità più o meno accessibili di fruire al massimo grado qualcosa che si utilizza. Ad esempio se fai grafica tridimensionale, un computer molto performante ti permette di “sfruttare” appieno i software di modellazione e rendering 3D.

opportunità o sfruttamento?

opportunità o sfruttamento?

 

Se l’accezione positiva riguarda le cose, quella negativa ha più spesso a che vedere con le persone. Sfruttare individui in quanto risorse è ciò che ogni imprenditore cerca di (e deve) fare, ma un conto è comprare forza lavoro per sfruttarne la spinta produttiva, altra cosa è sfruttare il lavoro sottopagandolo o non pagandolo affatto. Ecco come d’improvviso mi parte la deriva sindacalista.

 

Il lavoro in quanto tale

La settimana scorsa c’è stata la festa del 1° maggio, una ricorrenza a cui tengo molto perché sono tra quelli secondo cui lavorare nobilita. Per capirci, non sono uno stacanovista, ma lavorare mi permette di sviluppare l’attitudine al servire gli altri. È una cosa a cui tengo. Ho seguito con attenzione i “sermoni” dei vari leader sindacali che come tutti gli anni han fatto chiacchiere più o meno condivisibili e (a quanto pare) tanto basta.

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Si è parlato dei Riders, i nuovi fattorini in bicicletta che fanno consegne a domicilio. Si è ribadito che l’Italia non è come la Cina e che qui da noi il lavoro deve essere sempre tutelato da forme di assistenza per gli infortuni e da condizioni salariali e previdenziali cristallizzate un un contratto nazionale. Insomma si è alzato il pugno al cielo e si è detto a voce alta che questa nuova forma di “caporalato digitale” non va bene, non ci piace. Si è ragionato delle sorti dei fattorini delle pizze – gente che magari potrebbe provare a fare qualcos’altro – il cui destino finanziario è nelle mani di app gestite da aziende multinazionali, intanto non ho sentito una sola parola sul caporalato “analogico” che da vent’anni fa morire nei campi per 16 ore al giorno migliaia di extracomunitari che nemmeno sappiamo di ospitare. Loro non possono provare a fare qualcos’altro, ma questa è un’altra storia.

 

Le chimere e le opportunità

Il grosso problema è che in questa fase il web è chiamato a sfornare opportunità ogni giorno. Le menti più brillanti di tutti i tempi sono impegnate giorno e notte per elaborare nuovi modelli di business per mettere in piedi aziende con caratteristiche rivoluzionarie. Sì, da quando esiste l’internet ci arrivano così tante proposte per rendere più comoda la vita che abbiamo via via smesso di chiederci cosa ci serve davvero. «Paga 4 euro in più e ricevi il pacco in un giorno»,«passa a questo gestore di energia elettrica e ricevi un buono di 60 euro per i tuoi acquisti», «Ordina per un valore di almeno 100 euro e ricevi 3 mesi di musica gratis», per non citare i classici «risparmia sul taxi» oppure «ti portiamo la cena a casa in mezz’ora pure se vivi in Kenya». Ne approfittiamo e ci fa piacere, intanto cresce una nuova classe di lavoratori spesso vessati e poco o per niente tutelati.

Questi lavoratori però hanno sottoscritto un accordo con delle condizioni. A costo di risultare impopolare, voglio dire che se una proposta di lavoro non segue le linee guida della community “Italia”, dovrebbe essere dichiarata non sottoscrivibile e annullata a monte dagli organi di tutela preposti. Nel momento in cui ciò non avviene e i nuovi lavoratori aderiscono alle condizioni di lavoro pur vessatorie, trovo un po’ ipocrita l’idea di protestare a posteriori per ottenere condizioni migliori.

In sostanza vorrei dire ai riders Milanesi che invece di protestare per un accordo che hanno sottoscritto, magari potrebbero federarsi e creare un’azienda italiana di consegne a domicilio in bicicletta con tutte le tutele garantite dalla legge. Lo facciano, oppure cambino mestiere, o ancora aspettino che ci pensi lo “Stato”.

 

Le condizioni per lavorare sul web

No, non penso di candidarmi alle europee. Se ti stai chiedendo come mai ho montato questo mega pippone sindacale, la risposta è nella consapevolezza che deve accompagnare chi lavora alla comunicazione sul web in ogni fase della propria carriera. Se è vero che chi consegna le pizze in bicicletta accetta delle condizioni per iscritto, spesso i primi (e anche i secondi) ingaggi per chi lavora in area web marketing sono introdotti da retoriche che mirano a blandirti, facendoti credere che i soldi arriveranno in un momento non meglio precisato, comunque successivo ad una discreta profusione del tuo lavoro.

Se hai appena cominciato a fare “il web” può andar bene accettare un certo grado di sfruttamento del tuo lavoro. Del resto se sei nuovo non sai fare, quindi in un certo senso lo sfruttamento è reciproco. Quello che mi preme dirti è che a qualunque livello troverai chi cercherà di approfittare delle tue competenze, quindi l’essere sfruttato o meno dipenderà solo da te, dalla tua capacità di cogliere le cattive intenzioni sul nascere e prendere la decisione giusta in funzione dei tuoi obiettivi.

Lo vedo nelle offerte di lavoro sui gruppi facebook, ma anche da certe “proposte” che mi arrivano per posta elettronica, e se arrivano a me non oso immaginare cosa si troveranno a leggere operatori di primo pelo.

Ecco, non hai bisogno di girarti male quando leggi certe cose, perché per fortuna se al mattino puoi accendere un computer e collegarti ad internet, significa che non sei nelle condizioni degli schiavi veri. Tu puoi scegliere se dire sì – e a quali condizioni – oppure no. E se quello che vivi non ti piace, puoi trovare un’alternativa del tutto nuova e costruire la tua sorte da zero.

Quello che proprio non puoi fare e sbattere i pugni sul tavolo e lamentarti che non ci sono opportunità.

Proprio no.

 

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