Gli eCommerce dopo l’update di Google

Nelle ultime settimane si è parlato tanto dell’impatto di quest’ultimo importantissimo update di Google sui blog e sui siti gestiti da professionisti, ma in molta parte anche i siti e-commerce sono stati investiti dall’aggiornamento talvolta beneficiandone, tal altra perdendo visibilità organica in base a fattori non sempre facili da descrivere sul piano generale. Proviamo a fare il punto sul commercio elettronico, a un mese dalla catastrofe targata Google.

e-commerce dopo l'update di Google.

e-commerce dopo l’update di Google. Come ti è andata?

 

Premettendo che qui fornisco punti di vista generici, frutto di studio e osservazione su tanti siti web, ma non su tutti, esistono ricorrenze che riguardano gli ambiti più “chiacchierati” del web.

 

Chi ha perso e chi ha guadagnato?

Perdono i siti e-commerce con dentro i blog. Ma attenzione, non indistintamente. A ricevere i maggiori danni sembrano essere quei siti il cui blog interno sviluppa una struttura sovrapponibile per ottimizzazione a quella delle categorie prodotto. Neanche a farlo apposta, i siti e-commerce maggiormente colpiti sono quelli che vendono prodotti naturali o comunque legati alla salute e al benessere delle persone. E neanche a farlo apposta, questi siti sono quelli su cui più spesso esistono sia sovrapposizioni tra articoli del blog e schede/categorie prodotto, che tra gli stessi articoli del blog. La faccio breve: se hai 3 articoli, un tag, una categoria prodotto e 10 schede prodotto tutte ottimizzate per “bacche di goji”, può darsi che Google abbia deciso di toglierti il traffico che pure prima arrivava.

E non solo a te. facendo una ricerca per la chiave “bacche di goji” puoi vedere come sono cambiate le pagine di risposta di Google: se prima era un florilegio di siti e-commerce più o meno conosciuti, ora ci trovi i soliti greenme, greenstyle, My-Personaltrainer,  Inran, qualche giornale e un solo sito verticalissimo sulle bacche di Goji. E che fine hanno fatto i siti di commercio elettronico? Ho due letture di questo fenomeno, la prima già espressa riguarda le ridondanze strutturali, la seconda segue una logica di buon senso. Le bacche di goji si vendono in quasi tutti i supermercati, quindi ha più senso una serp che mostri quasi solo contenuti editoriali su siti web dedicati, perché chi le vuole comprare deve solo scendere di casa un momento… ed evidentemente preferisce fare così.

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Dunque i contenuti editoriali sugli e-commerce non si posizionano più come prima? Può darsi di no a prescindere, ma in ogni caso contano la verticalità del progetto e l’efficacia della struttura in termini di ordine logico e navigabilità delle pagine. Quanto ci hai lavorato negli ultimi anni?

Hanno guadagnato posizioni su Google i siti e-commerce che vendono prodotti non acquistabili sotto casa e in particolare quelli che hanno pensato più a vendere che a raccontare (non significa che devi estirpare il blog interno). Hanno guadagnato i siti e-commerce con più sedi fisiche, quelli  – attenzione –  con le foto originali e non con le stock photos. Hanno guadagnato i siti web che a fronte di questi aspetti hanno saputo costruire un brand solido. Insomma, non basta essere esclusivisti per un prodotto molto ricercato se per parlarne sviluppi un blog interno pieno di ridondanze, le cui immagini sono prese più o meno legalmente da Pixabay. Esistono dunque tanti fattori che incidono con peso sempre diverso a seconda dei casi, ed è per questo che ogni progetto va analizzato singolarmente.

 

Gli ambiti conversazionali

Pare che gli e-commerce più colpiti siano quelli che si affacciano sui segmenti di mercato caratterizzati dalla presenza di conversazioni online. In questi casi è probabile che Google abbia scelto di togliere traffico agli e-commerce che puntavano alle query informative per assegnarlo a siti molto verticali e ai grossi(ssimi) magazine di settore. Viceversa negli ambiti in cui si discute poco online, i siti e-commerce sembrerebbero avvantaggiati rispetto a prima… certo ormai non è ce ne siano tantissimi di ambiti in cui si discute poco online.

 

Qualche suggerimento per i siti e-commerce

Se in agosto hai perso traffico, come primo suggerimento generico posso dirti di revisionare il blog interno sia dal punto di vista strutturale che in ordine all’esperienza d’uso degli utenti. Esperienza d’uso non vuol dire che il blog ti deve sembrare gradevole, ma che deve funzionare! Al di là degli aspetti onsite e di comunicazione, tieni conto che Google risponde agli utenti e in questo momento sembra dirci indirettamente che non c’è posto per un e-commerce che vuole sostituirsi al supermercato sotto casa, quindi può essere inutile puntare su vasti cataloghi di prodotti facilmente reperibili. Meglio puntare su pochi prodotti molto specifici, magari non facili da trovare, per i quali tuttavia esiste una richiesta anche latente. Ad esempio, un particolare integratore alimentare che in Italia non è distribuito, può ottenere una buona visibilità, a patto che si riesca a innescare una buona comunicazione orizzontale su quell’integratore in riferimento al problema (già discusso online).

Soprattutto renditi credibile: è importante. La visibilità su Google non dipende solo da struttura e profilo backlink.

 

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