I titoli clickbait sono sempre dannosi?

I titoli acchiappa click sono generalmente quelli sensazionalistici che pretendono di rivelare i più oscuri segreti dell’umanità, o comunque di raccontare la notizia del secolo. Poi ci clicchi sopra e ti accorgi che in realtà quel personaggio televisivo sta benissimo, perché ad essere mancata è la cognata dello zio di secondo grado, oppure che quella novità importante sulla legge che speri esca, in realtà è una riedizione dello stesso articolo già pubblicato il giorno prima… che neanche conteneva news.

titoli click bait

titoli click bait

Sappiamo benissimo che i publisher organizzano i titoli in questo modo – e sistematicamente – per ottenere più traffico su siti web che monetizzano con le pubblicità, quasi sempre in ambito News. Ma fanno bene? Dico sul serio, senza retorica. Fanno bene a comportarsi in questo modo?

 

Fenomenologia del titolo acchiappaclick

È sempre esistito. L’Unità era celebre per i titoli connotativi che chiarivano il punto di vista ancora prima di leggere la prima riga dell’articolo. Era il clickbait da edicola, quello che serviva a farti decidere se sborsare mille lire in più o in meno davanti alla montagna di carta stampata che avevi davanti al naso tutti i santi giorni. Bei tempi.

All’epoca quei pochi che compravano il giornale lo leggevano, poi arrivò l’internet a ridefinire la cultura schermica, innescando un processo (ormai compiuto) di “gassificazione” della consultazione. Fatta salva l’idea che i libri servono ad apprendere, mentre il web a consultare – e sono cose molto diverse – l’accelerazione delle logiche di flusso a cui assistiamo nell’agone delle piazze UGC, ci porta sempre più spesso e volentieri a fermarci alle sole informazioni di facciata, appunto il titolo.

Commentiamo (a migliaia ogni giorno) i post di Fanpage o del Corriere su facebook, senza aver letto l’articolo, spesso senza aver letto nemmeno l’abstract inserito nel social post. E li condividiamo pure. Alzi la mano chi è di là da questo nuovo – ma tutto sommato anche primitivo – peccato originale della rete.

 

Il clickbait va bene, ma…

I titoli acchiappa click esistono per il semplice motivo che funzionano, però i grandi giornali sul web hanno capito che la tattica del clickbait non può essere applicata ovunque, ma deve riguardare solo una piccola parte del volume complessivo di pubblicazioni quotidiane e solo certi argomenti in particolare. In ambito web giornalistico (non fatemi dire di più) ci si è accorti che per un giornale generalista che pubblica centinaia di articoli al giorno, pubblicare un buon 5 o 10% di “titolacci” clickbait (attenzione) su argomenti leggeri come il gossip televisivo, quello sportivo o la cronaca mondana, non solo migliora la resa delle aree in questione, ma anche quella delle aree in cui non vengono adoperate titolazioni di tipo clickbait.

Se usi l’intelligenza e ne capisci un po’ di SEO, potrai facilmente capire perché.

Si scelgono dunque gli argomenti più leggeri, perché spesso i contenuti in questi ambiti sono già poveri per natura, quindi Google non può determinare se la repentina uscita dalla pagina dipende dal titolo scorretto o dalla pochezza dell’argomento in sé. Di contro, i titoli acchiappa click sui temi più sensibili come la guerra, l’economia, il lavoro o la scuola, possono far indignare gli utenti e di conseguenza far aumentare le segnalazioni a Google o le rimozioni dirette dal feed di Google News.

E magari lo facessero tutti, sempre.

 

E quindi?

In definitiva non ci sarebbe niente di male nel generare titoli acchiappa click avendo un contenuto che risponde alla promessa, magari anche solo parzialmente, ma con onestà intellettuale. Là fuori succede di tutto e non è il titolo acchiappa click in sé ad essere il male, ma la malafede delle persone, quella miope e conclamata.

Quella volontà bieca di accrescere il rumore in rete, per far denaro.

Puoi contrastarla, ma solo se riconosci a te stesso di aver provato certi desideri, almeno una volta.

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