Le fasce di prezzo e la propensione all’acquisto

Ho deciso di scrivere quest’articolo a seguito di un post di un’amica (ciao Erika), che su facebook ha detto la sua rispetto alla “truffa dei panettoni”.

La truffa del panettone

La truffa del panettone

«In pratica le pasticcerie acquistavano dei panettoni industriali, staccavano la bolla, li ri-confezionavano e li vendevano come artigianali e autoprodotti. Tecnicamente, una truffa. Ma secondo me una truffa necessaria e rivelatrice».
Nella sostanza, prendi un prodotto che costa 4 euro, lo togli dal suo cartone, lo reimballi in una carta da pasticceria e lo rivendi a 20 euro. E a quanto pare ci sono cascate tantissime persone, anche più intelligenti di te o di me.
Questo fatto solleva un problema enorme, tutto legato alla percezione del prodotto e alla propensione all’acquisto.

Cos’è la propensione all’acquisto

La propensione all’acquisto è la tendenza di un individuo a comprare un determinato prodotto o servizio. Si tratta di un concetto importante in economia e in marketing, poiché aiuta a comprendere le abitudini di acquisto dei consumatori e a prevedere le loro decisioni future. La propensione all’acquisto può essere influenzata da diversi fattori, come il reddito, il livello di educazione, l’età, la geografia e le preferenze personali. I professionisti del marketing utilizzano spesso modelli di propensione all’acquisto per aiutare a pianificare le campagne di marketing e a prevedere le vendite future. Sulla base delle possibilità economiche (margine di spesa) e a quanto pare di certi fenomeni percettivi, si sceglierà un prodotto collocato in una certa fascia di prezzo.

Cosa sono le fasce di prezzo

La fascia di prezzo è un intervallo di prezzi entro il quale un prodotto o un servizio viene offerto sul mercato. La fascia di prezzo può essere determinata da diversi fattori, come la qualità, la popolarità, la disponibilità, la domanda e l’offerta, e il costo di produzione o erogazione. In generale, un prodotto o servizio con una fascia di prezzo più elevata sarà percepito come di maggiore qualità o lusso rispetto a un prodotto o servizio con una fascia di prezzo più bassa.

 

Il palato è sopravvalutato

Riprendendo il post della mia amica Erika: «… il palato è sopravvalutato. A parte pochissimi eletti, di cui NON mi fregio di far parte, sopra a un certo livello di qualità le distinzioni diventano difficili, se non impossibili. Vi ricordo a proposito della volta in cui Oscar Farinetti, messo di fronte a due fette di mortadella, una prestigiosa di Eataly, e una del discount, non seppe riconoscere la sua. Cito proprio lui perché è una persona estremamente preparata, uno che in vita ha assaggiato qualsiasi cosa per lavoro e per piacere, eppure anche lui fallibile. L’analisi sensoriale è una disciplina difficile, riservata a pochi eletti e in un certo senso la predisposizione è un fattore fondamentale, un po’ come l’orecchio assoluto. Oltre un certo livello non puoi allenarlo, o ce l’hai o non ce l’hai».

Ora, non voglio fare il catastrofista, perché in linea generale resta vero che hai quello per cui paghi, ma questa storia dei panettoni mi ha fatto pensare a quanto il marketing possa trasformarsi in un arma micidiale se gliene diamo la possibilità. Penso alla maggior parte dei prodotti di lusso, ma anche a tanti servizi, rivenduti dal classico mega consulente super famoso che costa 2000 dollari l’ora per solo per dirti quello che nella stanza sanno già tutti, tipo: “questo sito fa schifo, si deve rifare!”. 2000 euro. Non scherzo, l’ho visto succedere.

La mia amica Erika conclude che la scelta migliore resta il pandoro Bauli, ma solo perché non ha mai assaggiato il panettone che fa Claudia, la mia compagna, che ci mette due giorni per farlo, senza considerare la preparazione del lievito. 🙂

La qualità esiste. C’è un motivo concreto per cui una Classe A costa più di una Punto, ma è certamente vero che non c’è un motivo “concreto” per cui una borsa di pelle debba costare 3000 euro più di un altra fatta con gli stessi materiali, magari anche molto più resistente e duratura. C’è l’affezione alla marca, che a quei livelli diventa molto più che affezione.

Siamo tutti vittime di ciò a cui diamo il potere di controllarci. Vale per tanti aspetti della vita.

Anche per il marketing.

 

(alcuni testi di quest’articolo sono stati sviluppati con l’ausilio di ChatGPT)

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