Piccolo Manuale per Influencer

Claudia di Fabio

Claudia Di Fabio

Claudia Di Fabio, consulente specializzata in web marketing e social planning, consulente per aziende corporate e per la PA, è autrice del “Piccolo Manuale per Influencer” Edito da Maggioli per la collana Digital Generation. Le ho fatto un po’ di domande sul libro e sul suo lavoro.

 

Ciao Claudia, ci racconti i tuoi attuali focus lavorativi?

Questo è un momento ricco di sfide lavorative, mi divido tra le consulenze marketing per aziende e un nuovo progetto che mi appassiona molto, un libro in cui vorrei spiegare i social (le loro potenzialità ed i loro rischi) a chi ancora se ne tiene a distanza. Insomma, Internet è un posto bellissimo, bisogna solo conoscerne le regole, per poterne attivare le energie sia a livello di comunicazione aziendale che personale.

 

Qual è il taglio preciso che hai voluto dare al Piccolo manuale per influencer?

Il “Piccolo Manuale per influencer” nasce per “colpa” dei miei studenti, ed è proprio grazie alle loro continue domande e perplessità che sono riuscita a dargli un taglio molto “operativo”: non solo i “perché”, ma anche i “come” fare, perché non basta sapere, ma è sempre più importante anche saper fare.  Il “piccolo Manuale per influencer” ha quindi un approccio molto pragmatico, che parte dall’analisi degli strumenti per passare a come adattarli alla propria realtà, sfruttandone le caratteristiche.

 

Quali sono i segmenti di mercato che lavorano meglio grazie alla presenza degli influencer?

Inizialmente sono stati i segmenti fashion e luxury ad avvantaggiarsi con la collaborazione con gli influencers, soprattutto grazie all’avvento di Instagram e del suo approccio visual. Oggi sarebbe forse più corretto parlare di creators e non di influencers, perché la qualità dei contenuti è aumentata, e sono molte le aziende (di tutti i settori) che stanno sbarcando sui nuovi canali come ad esempio Tik Tok. E proprio su Tik Tok la collaborazione con i creators è fondamentale per le aziende che vogliono fare advertising. Anche aziende medio-piccole possono avvantaggiarsi della collaborazione con i creators, con un investimento relativamente poco impegnativo: il segreto sta nello scegliere il creator giusto rispetto a prodotto e obiettivi del brand, per non disperdere energie.

 

Quali sono gli errori più comuni commessi dagli influencer “wannabe”?

L’errore più comune è quello di non avere costanza nell’attività di pubblicazione, il che – insieme a una identità e/o a un progetto poco definito e senza un pubblico determinato – rende l’esperienza molto frustrante e tendenzialmente infruttuosa. Anche “fare l’influencer” va affrontato avendo le idee chiare su ciò che si vuole raccontare e a chi, e sapendo che il dialogo con il proprio pubblico ha bisogno di costanza e di coerenza per essere credibili.

 

Si può fare influencer marketing per un’azienda che produce bulloni?

Le esperienze di influencer marketing che ci circondano dimostrano che si può promuovere anche un prodotto che sembra poco affine al mondo dei social. Ma dietro ci deve essere un progetto preciso, che individui l’influencer giusto rispetto al prodotto e agli obiettivi dell’azienda stessa. Insomma, tutto si può fare ma senza improvvisare e senza partire dal presupposto che “quel personaggio è perfetto” perché tale lo ritiene l’azienda.

 

Ci suggerisci canali o risorse per rimanere aggiornati?

Per restare aggiornati, bisogna avere lo stesso tipo di benzina che serve per “fare l’influencer”: la passione! Avere voglia di scoprire le novità del giorno significa non fermarsi mai, ultimamente seguo con interesse alcuni podcast e canali telegram, oltre a gruppi riservati e allo stesso LinkedIn, che offre spesso spunti di aggiornamento e di formazione.

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