Professione travel blogger e travel influencer

Andrea Petroni

Andrea Petroni

Andrea Petroni, Travel content creator e autore di libri per la Flaccovio Editore, aiuta enti del turismo, strutture e brand del settore a promuoversi sul web.

È da poco uscito Professione travel blogger e travel influencer, quindi ne ho approfittato per fargli alcune domande in merito al turismo, un comparto che finalmente riprende a vivere dopo due anni terrificanti.

 

Ciao Andrea, ci racconti i tuoi attuali focus lavorativi?

Ciao Francesco e grazie per avermi dato l’opportunità di raccontare la mia professione sulle pagine di questo importante blog.

Diciamo che dopo due anni caratterizzati dalla pandemia in cui il turismo è stato letteralmente messo in ginocchio, attualmente sto riprendendo a lavorare in maniera molto più attiva sul fronte della promozione turistica. Nei due anni precedenti non sono però stato con le mani in mano perché, non potendo viaggiare (o in alcuni periodi viaggiando con molte limitazioni), ne ho approfittato per curare e scrivere due libri “In viaggio tra i borghi d’Italia” in cui agli inizi di aprile 2020 – in pieno lockdown – ho chiesto ai lettori del mio blog e ai follower dei miei canali social di raccontare il proprio borgo, scegliendo poi 92 racconti che ho inserito nel libro, e “Passeggiate romane” con la prefazione del mitico Lillo, in cui ho raccontato i luoghi più insoliti, curiosi e segreti della mia città. Ho inoltre continuato a parlare di viaggi e di mete italiane nello spazio che avevo su Radio Capital, ho insegnato influencer marketing in un corso di specializzazione dello IED, e ho curato la nuova edizione di “Professione Travel Blogger”, il cui titolo è diventato “Professione Travel Blogger e Travel Influencer” per adattarlo di più ai giorni nostri. Mi è però mancato tanto viaggiare assiduamente e raccontare i miei viaggi in tempo reale. Ecco, il mio attuale focus lavorativo è proprio quello di rimettermi al servizio del turismo per dare – nel mio piccolo – una mano alla ripartenza del settore.

 

Professione Travel Blogger e Travel Influencer è una guida completa. Come lo hai strutturato?

Il manuale è una vera e propria guida dalla A alla Z per intraprendere questa professione che molti ancora non considerano come tale.

L’ho strutturato grosso modo in tre parti: una parte l’ho dedicata al blogging vero e proprio (dalla scelta del nome a dominio fino ai modi per guadagnare con un blog di viaggi passando per nozioni di base di SEO), una parte ai social (Facebook, Instagram, Twitter, Pinterest, Linkedin, YouTube, e TikTok), e una da e per le aziende che già collaborano e che vogliono collaborare con un travel content creator con interviste, case history e suggerimenti pratici sia per gli aspiranti influencer che per enti e brand.

Io ho aperto il mio blog nel 2009, con il solo scopo di aiutare altri viaggiatori come me, poi con il passare del tempo e dopo un licenziamento è diventato il mio lavoro full time. In questo libro ho messo tutta la mia esperienza nel settore, soprattutto tutto ciò che io – 12 anni fa – avrei voluto sapere su questo mondo. È un libro pratico, diretto, scritto in maniera semplice come se fosse una chiacchierata con un amico, pieno di consigli e dritte sia per gli aspiranti travel content creator e sia per chi è già nel settore e vuole saperne di più.

 

Quanto ne deve sapere tecnicamente di blog un travel blogger?

Un travel blogger deve sapere tanto di blog. Purtroppo negli anni passati è stato impropriamente dato questo appellativo anche a chi un blog non l’aveva ma solo canali social. Oggi non fa più “figo” appellarsi blogger e questa cosa è un po’ caduta in disuso. Scherzi a parte, come ben sai l’obiettivo di un blogger è quello di arrivare a più gente possibile appartenente al suo settore, alla sua nicchia, e per farlo deve studiare tanta SEO, deve saperne di copywriting, deve informarsi, aggiornarsi, scrivere tanti post, stare dietro al saliscendi delle keywords nella SERP, fare test su test…

 

Nel libro parli di canali diversi, ma su quali è davvero importante fare i “numeri” e perché?

I numeri hanno da sempre giocato un ruolo importante in questo settore. Più visite hai sul blog e più guadagni con i banner, più hai numeri importanti sui social e più sei appetibile per brand ed enti. Purtroppo però questa rincorsa al numero, alimentata anche da chi quei numeri li vuole per coinvolgerti in campagne promozionali, ha portato alcuni all’acquisto di fake followers, all’acquisto di like sui post di Instagram, ai bot, al proliferare di gruppi di scambio like e commenti che falsano l’engagement del profilo…per fortuna però con il passare degli anni si è presa consapevolezza di ciò e le agenzie serie ora fanno analisi approfondite sui profili da coinvolgere. Anche perché si tratta di soldi e coinvolgere chi non converte fa perdere tempo, energie e denaro.

Dal 2009 (anno in cui ho aperto il blog) a oggi sono passato in tutte le fasi social. Agli inizi per coinvolgerti in campagne erano richiesti numeri importanti su Facebook, poi su Twitter (sì, per un periodo nel travel anche su Twitter), poi su Instagram e stiamo arrivando anche a TikTok.

Se si vuole vivere di blogging e guadagnare con le pubblicità (banner, link sponsorizzati…) e le affiliazioni è importante avere decine, se non centinaia di migliaia di visitatori mensili, se si vuole lavorare come travel content creator, ed essere considerato come un influencer del settore, bisogna avere numeri importanti su Instagram e su TikTok. Questa cosa dei numeri ha fatto però perdere di vista la nicchia. È meglio avere meno follower ma una community vera, una nicchia ben definita, attiva e circoscritta, piuttosto che avere una community grossa ma frammentata e generalista.

 

Si guadagna di più con i banner sul sito o collaborando con le strutture?

Prima della pandemia ti avrei detto entrambe, con il solo blog (escluse le collaborazioni social) riuscivo comunque a tirare su uno stipendio medio mensile. Da marzo 2020 – con la pandemia e la conseguente crisi turistica – il mio blog (come tutti, o quasi, quello del settore) ha subito un drastico calo di lettori, con conseguente riduzione dei ricavi pubblicitari. Ora come ora guadagno di più con le collaborazioni social, che qualche volta coinvolgono anche il blog.

 

Domanda aperta: quanto e cosa costa diventare un travel blogger di successo?

Partendo dal presupposto che per me è il lavoro più bello del mondo e quindi c’è un filo sottilissimo che lega questo lavoro alla mia vita quotidiana, posso dirti che – a dispetto di quanto si possa pensare – bisogna lavorare sodo, studiare tanto, e rimanere costantemente aggiornati sulle novità e sull’evoluzione della professione. Bisogna poi saper cogliere al volo le opportunità che si presentano, come è successo per me con la radio (prima m2o radio e poi Radio Capital) e con la prima edizione di questo libro propostomi dalla casa editrice Dario Flaccovio, che prima di allora mai avrei sognato di scrivere, anche se le opportunità costano lavoro e sacrificio. Pensa che nei primi anni di m2o radio io tenevo il mio spazio settimanale di 5 minuti chiuso nel bagno della società presso cui lavoravo.

Io lavoro ogni giorno, dalla mattina alla sera, ma lo faccio con naturalezza perché come ti dicevo il lavoro e la mia vita sono praticamente sovrapposti.

La maggior parte dei follower vede solo la punta dell’iceberg, il viaggio, ma dietro c’è tanto lavoro e spero che questo mio libro aiuti a comprenderlo meglio

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