Social media e gratificazione istantanea

Da poco tempo ho aperto un account su TikTok, perché bisogna sempre provare cose nuove. I primi video sono passati quasi inosservati, poi via via ho cominciato a fare qualche visualizzazione in più, finché non mi è venuta la malsana idea di condividere uno dei video nel gruppo dei Fatti di SEO, rivelando a tutti l’esistenza del mio account.

scimmie ammaestrate

scimmie ammaestrate

Quel video, in cui raccontavo ciò che mi era accaduto studiando un sito e-commerce con 339 localizzazioni hreflang per lingua/paese, ha fatto molte più visualizzazioni di tutti quelli pubblicati in precedenza, prendendo molti più like e generando più commenti. Figata, ora sono popolare anche su Tiktok, Berlusconi scansati!

 

Cosa può essere accaduto

L’algoritmo di TikTok deve aver captato lo spostamento di persone verso il mio profilo, pur senza sapere che si trattava di utenti sospinti dal gruppo facebook. A giro, mi è arrivato un boost di visibilità che ha reso il video più visibile verso un pubblico più generico e ampio. Me ne sono accorto leggendo commenti del tipo:

«La cosa che ridacchi mentre dici cose incomprensibili mi uccide».

Leggere questo commento mi ha brutalmente riaperto gli occhi sulla realtà plastificata in cui siamo stati rinchiusi dai social network. Quale che sia la piattaforma utilizzata, può capitare che da un momento all’altro un tuo post possa riscuotere molto successo gonfiandoti l’ego, ma occorre star tranquilli, perché l’indomani non fregherà niente a nessuno.

È sistematico: i social ti incatenano facendoti produrre contenuti gratis all’infinito. Ci riescono regalandoti il famoso quarto d’ora di celebrità (Warhol ci aveva visto lungo), fatto di gratificazione istantanea e totalmente effimera. Col passare del tempo te ne accorgi, ma continui a mentire a te stesso postando robe “allegre”, ebbro di quella sensazione di aver vinto qualcosa, che nemmeno tu sai cos’è. Te lo dico io, è solo l’ennesimo anestetico per una coscienza che non sa liberarsi dalle dipendenze emotive. È solo un altro alibi per dimostrare a te stesso che esisti, altrimenti ti tocca ricordare che alla fine si muore e non è bello.

 

È come smettere di fumare

Starai pensando che esagero e che sono un “pesantone”, ma questi sono meccanismi subdoli che possono riguardare chiunque, anche chi utilizza i social per lavoro, come i professionisti o gli imprenditori. Vorrei rivolgermi proprio a queste persone (me compreso) per ricordare una cosa semplicissima: alle persone non importa un bel niente di te. Avere un forte riscontro sui social può far nascere una curiosità per quello che facciamo – a patto che facciamo qualcosa – ma sempre estemporanea, leggera come siamo noi quando aggiungiamo cuori o risate sotto un post commovente o divertente. Scimmie ammaestrate.

Mi torna in mente il racconto di uno dei più famosi TikToker americani che aveva raggiunto milioni di followers pubblicando video divertenti e pensando di essere “arrivato”, aveva investito decine di migliaia di dollari per produrre un piccolo film che doveva  rappresentare il “salto” verso il successo vero. Com’è andata? Il film non lo ha visto nessuno, perché alla gente importava solo dei video divertenti che il nostro eroe pubblicava su Tiktok, di fatto l’unico a guadagnarci.

Pensa a questa storia e ricordati che “si sta come d’autunno sugli alberi i Tiktokers”. Significa che i tuoi contenuti dovrebbero essere concepiti per portare vantaggio a te e non a Linkedin o Facebook. Insomma, potremmo usare i social per il nostro tornaconto e non per quello dei social stessi.

Non è banale, pensaci su.

 

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