La cultura digitale del “faccio tutto io”

Con lo sviluppo e la sempre più facile gestione dei servizi di hosting disponibili, si paventa un problema ormai sempre più diffuso tra le web agency e, in generale, le PMI digitali italiane. Queste aziende spesso acquistano con leggerezza server dedicati, VPS o Cloud Server pensando che una semplice ed esteticamente gradevole interfaccia grafica sia sufficiente affinché il servizio funzioni senza problemi.

Naturalmente (IMHO) questa visione, oltre che essere superficiale e poco lungimirante se si vuole raggiungere certi obiettivi, contribuisce a generare un’aspettativa ed una cultura digitale profondamente distorte.

faccio tutto io

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Fino a che funziona…

All’inizio, ovvero all’attivazione del servizio, il cliente si sente molto soddisfatto (oserei dire quasi eccitato) perché le cose funzionano bene, soprattutto se il servizio include anche l’installazione di un sistema di gestione dell’hosting che, con due click, consente rapidamente di creare una casella e-mail o di gestire un database, senza farsi troppe domande.

Alle prime difficoltà però arrivano i problemi: sito che non si vede più, pagina bianca o server down per un qualsiasi motivo apparentemente non diagnosticabile. Solo a quel punto, forse ci si inizia a porre qualche domanda.

 

Perché non basta un’interfaccia grafica per amministrare un server…

Nella maggior parte dei casi, la semplicità d’uso di uno strumento come il Plesk viene spesso confusa con le reali competenze e capacità che sono necessarie per amministrare un server. Spesso si trascura questo aspetto, dando per scontato che basti un’interfaccia grafica carina per essere dei sistemisti. Nulla, ovviamente, di più sbagliato.

Sia chiaro: la nostra non è una “crociata” contro questi sistemi web-oriented, riteniamo anzi che siano una componente importante del mercato. Stiamo solo dicendo che vanno ben capite le differenze e i limiti di questi stessi prodotti.

 

La realtà distorta

In questi casi, e ultimamente la cosa è sempre più marcata, il prezzo di un servizio a basso costo o il semplice fattore “faccio tutto io” che alcune aziende propongono ai propri clienti, o che i privati stessi pensano di poter utilizzare senza grossi problemi, sta creando non pochi grattacapi alla nostra cultura digitale. Una cultura ultimamente molto facilona, proprio per questo motivo. In questi casi, cambiando anche ambito, si sente sempre dire: “basta aprire un sito di e-commerce” oppure “ho sentito che un amico ha aperto un sito di e-commerce ed è diventato ricco”. Tutte queste leggende e dicerie mettono in luce un problema di fondo che rischia davvero di peggiorare nel tempo: una realtà distorta.

Questa realtà distorta rischia di far percepire un’idea, sia dell’informatica e sia di tutti i vari servizi collegati, che niente ha a che vedere con la realtà.

 

La realtà

Realmente parlando, non vogliamo né possiamo immaginare un mondo in cui dovrebbe o potrebbe vigere la regola del “la cosa che costa meno“, in quanto parliamo, almeno per quanto riguarda l’informatica, di servizi fini a se stessi, che nel momento in cui funzionano tutto ok, ma quando poi arrivano i problemi veri, sono dolori per il consumatore finale e la distorsione della realtà diventa così una realtà che può essere a volte anche crudele.

Inutile dire che l’affermazione “basta aprire un sito di e-commerce per fare i soldi” oltre a essere non vera, porta con sé un’idea di fondo sbagliata e pericolosa soprattutto in mancanza di un progetto o di fondi (o di entrambi) che consentano di partire con la spinta giusta.

La realtà dunque è una cosa completamente diversa da quello che questi servizi vogliono farci credere: una visione totalmente più ampia che farebbe bene capire anche chi, non ha grosse competenze in ambito digitale e quindi dovrà per forza affidarsi a servizi che non gli diano problemi e che gli permettano di dedicarsi interamente e completamente al progetto da realizzare.

 

Conclusione

Soprattutto riguardo le PMI, alcune aziende sono restie a far capire questi meccanismi al proprio portfolio clienti, probabilmente (e qui la crisi non fa che aumentare questo fattore) perché non vogliono “perdere” tempo nella formazione, soprattutto quella non pagata e quella che si reputa invece superflua. Al contrario, elevare la propria clientela allo stesso livello di cultura digitale delle PMI, migliorerebbe la percezione delle stesse con i propri clienti accrescendone la fiducia con conseguenze positive nel confermare un certo tipo di servizio e costo.

Tu come la pensi? Sei davvero sicuro che un servizio a basso costo sia la soluzione a tutte le problematiche?

Faccelo sapere nei commenti. 🙂

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